Quando si parla di DOP (Disturbo Oppositivo Provocatorio), spesso si immagina un bambino “ribelle” o un ragazzo “maleducato”.
La realtà è molto diversa – e molto più delicata.
Il DOP non è cattiveria, non è manipolazione, non è mancanza di educazione.
È un modo diverso di reagire al mondo quando ci si sente costantemente sotto pressione, incompresi o senza controllo su quello che succede.
Cosa il DOP NON è
Partiamo da qui, perché serve fare pulizia:
non è disobbedienza volontaria;
non è un “capriccio che dura troppo”;
non è un bambino che sfida per gusto;
non è un genitore che ha “sbagliato”.
Il DOP è una combinazione di impulsività, rigidità emotiva e bisogno di controllo, che si attiva soprattutto quando la persona si sente messa alle strette.
Cosa è davvero
Il DOP è una modalità di funzionamento in cui:
le frustrazioni vengono percepite molto più intense;
le richieste dall’esterno sembrano invadenti o minacciose;
le regole vengono vissute come imposizioni personali;
la rabbia sale velocemente e scende lentamente;
il bisogno di avere voce e controllo supera tutto il resto.
Non è “voler litigare”.
È che il cervello, in quel momento, vede un conflitto anche dove non c’è.
Come si manifesta nella vita reale
Chi ha DOP può:
discutere su qualsiasi richiesta, anche minima;
sentirsi accusato anche quando non c’è accusa;
arrabbiarsi in modo rapido e intenso;
reagire con opposizione quando si sente controllato;
rifiutare aiuti e consigli;
trovare ingiustizie ovunque.
Ma può essere anche:
leale fino all’osso;
sensibile sotto la corazza;
estremamente intelligente;
creativo nel trovare alternative;
incapace di lasciare andare le cose che gli stanno a cuore.
Dentro al comportamento c’è un bisogno
Il DOP non nasce per “distruggere la pace”.
Nasce da:
un bisogno di sentirsi ascoltati;
un bisogno di autonomia;
una difficoltà a gestire emozioni forti;
una percezione amplificata dell’ingiustizia;
un basso margine di tolleranza alla frustrazione.
E quando questi bisogni non trovano spazio, arriva l’opposizione.
E per i genitori?
La gestione non è “polso duro” o “condiscendenza totale”.
È trovare una via di mezzo basata su:
chiarezza,
poche regole ma molto coerenti,
validazione delle emozioni,
routine stabili,
e un linguaggio che non accenda la miccia.
Non servono lotte continue: serve un sistema che non faccia naufragare i due.
In sintesi
Il DOP non è una battaglia da vincere.
È un modo di funzionare che va compreso, rispettato e gestito con strategie concrete.
E quando questo succede, la qualità della vita di tutta la famiglia cambia profondamente.